Walter Zenga rivive le sue esperienze in Sicilia, ovvero a Catania e poi a Palermo. Ospite di Cronache di Spogliatoio, l’ex portiere e attuale allenatore è ripartito dall’esperienza in rossazzurro. Un esempio lampante di come fissare un obiettivo sia difficile: “Io rubo la mentalità di Velasco. Velasco ha pubblicato recentemente un suo dialogo in cui dice che se tu metti degli obiettivi bassi, dopo averli raggiunti è difficile stabilire quello successivo. L’anno prima a Catania avevo detto ai ragazzi che avremmo fatto 40 punti a Pasqua e ci saremmo salvati. Misi in giro la notizia che ogni volta che facevamo punti dicevo “-37, -35″. In giro per Catania c’erano i cartelli con questi numeri. Arrivati a 40 punti noi ci siamo fermati. Nelle ultime 7 partite abbiamo fatto pochissimi punti”.
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Zenga e l’esperienza a Palermo
Poi l’esperienza di Palermo per Walter Zenga, sicuramente non felicissima. Per lui arrivò l’esonero in una stagione terminata con la Champions League sfiorata. E si torna a parlare sempre della sua prima dichiarazione ufficiale, in cui il milanese nominò persino lo scudetto. “Sono arrivato a Palermo – dice – e ho pensato di avere Miccoli, Cavani, Pastore, Simplicio, Bresciano, Balzaretti, Cassani, Kjaer, Nocerino. Questa era una squadra che non poteva arrivare ottava. C’era anche Liverani rientrato a metà campionato. Dovevo giocare il preliminare di Coppa Italia il 15 agosto perchè il Palermo era arrivato ottavo ed erano tutti contenti. Io pensavo che questa squadra non doveva fare il preliminare, ma dovesse lottare più in alto. Poi quando subentrò Delio Rossi li portò in Europa e poi in finale di Coppa Italia, ma perchè la squadra c’era”.
Il lancio di Sirigu e Vicario
Salvatore Sirigu è forse la più bella scoperta di Walter Zenga a Palermo. Il tecnico ha parlato di lui in relazione all’esplosione di un altro portiere fortissimo, ovvero Guglielmo Vicario. “A Palermo ho lanciato Sirigu come a Venezia ho lanciato Vicario – dice con fierezza – . Con loro ho sempre usato una frase. Loro vivevano per il calcio e non usavano il calcio per vivere. Sembra una frase fatta, ma in realtà è una frase reale. Se guardi la carriera di Sirigu e di Vicario, all’inizio hanno fatto fatica entrambi a proporsi e a diventare titolari. La costanza e la continuità che ci hanno messo li hanno portati a grandi livelli”.
