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Palermo-Venezia, Zamparini e il “travaso” da cui tutto ebbe inizio

Da 20 anni a questa parte quando il Palermo e il Venezia tornano a sfidarsi su un prato verde (dieci sfide solo in questo arco di tempo) non è un evento mai banale. Il motivo, ovviamente, ha un nome e cognome ben noto: quello dell’ex patron Maurizio Zamparini, scomparso l’1 febbraio scorso all’età di 80 anni. Colui il quale riportò i lagunari così come i rosanero dopo 31 anni in Serie A, lo stesso che dopo aver lasciato le piazze aprì di fatto le crisi che le portò al fallimento. Amato e odiato, nel bene e nel male è un personaggio che ha la storia di queste due società, che si incontrano a vent’anni da un momento che rimarrà indelebile nelle menti dei tifosi. Stiamo parlando del famoso “travaso” che Zamparini fece tra il Venezia e il Palermo.

Palermo-Venezia, Zamparini e un legame che parte da lontano

Forse in pochi lo sanno ma questo trittico di “personaggi” si lega insieme ben prima dell’estate 2002. Siamo sempre nella stagione più calda ma del 1987. Zamparini, da qualche mese proprietario del Mestre, decide di comune accordo con le autorità locali di fondere la sua squadra con il Venezia. La fusione che farà nascere gli arancioneroverdi (dai colori sociale delle due società) libera un posto nel campionato di Serie C2 1987-88, che verrà preso proprio dal Palermo del presidente Salvino Lagumina. Ed è paradossale che la rinascita di queste squadre (così come la loro fine) sia legata direttamente o indirettamente alla figura di Zamparini.

Il vulcanico patron friulano manterrà il Venezia per molti anni tra la Serie B e la Serie A, con la volontà dichiarata di costruire un nuovo stadio al posto del Pier Luigi Penzo (ancora oggi casa dei lagunari). Ma sua mentalità di imprenditore si scontrerà a più riprese con i vertici politici della città, che alla lunga costruiranno un muro invalicabile contro la nuova infrastruttura. È così che nella mente di Zamparini nasce l’idea di investire altrove i propri capitali, ancor di più dopo la vendita ai francesi di Conforama i punti vendita della catena Emmezeta. Somma totale dell’affare 1000 miliardi di lire, una cifra abnorme. Le strade di Zamparini dopo Venezia erano due: Genoa o Palermo.

21 luglio 2002: Zamparini prepara il travaso

A dire la verità tra aprile e maggio la trattativa dell’acquisto per il Palermo da parte di Zamparini pareva essersi chiusa per sempre. Il proprietario di allora, Franco Sensi, non era convinto dell’offerta e cercava di ottenere un prezzo migliore. Zamparini, focoso come sempre, voleva ottenere la squadra alle sue condizioni. Tutto sembrava infrangersi con l’imprenditore friulano pronto ad investire a Genova. In realtà, in segreto, i due imprenditori si erano incontrati a Civitavecchia, in uno degli alberghi di proprietà di Sensi per trovare un accordo e formalizzare il passaggio di consegne.

Il 21 luglio 2002 l’affare è fatto: il Palermo viene acquistato per 30 miliardi di lire (15 milioni di euro) e Zamparini e il nuovo presidente e proprietario. Ma è a questo punto che avviene qualcosa di clamoroso, di mai visto nel calcio italiano sino a quel punto. In pochi giorni le due squadre già in ritiro subiranno degli stravolgimenti enormi nella rosa: è il momento del “travaso” o del “ratto” o “furto” vista dai tifosi veneti. Anche se Zamparini ci tenne sempre a specificare che da questa operazione il Venezia avrebbe incassato circa 10 milioni di euro. Fatto sta che un pulmino organizzato dalla società rosanero arrivò nel ritiro degli arancioneroverdi a Pergine per portare ben 12 giocatori a Longarone. Li stava lavorando il Palermo targato Zamparini.

Il portiere Generoso Rossi; i difensori Fábio Bilica, Kewullay Conteh, Francesco Modesto; i centrocampisti Valentino Lai, Stefano Morrone, Frank Ongfiang, Antonio Marasco, Mario Alberto Santana, Evans Soligo; i due attaccanti Arturo Di Napoli, Filippo Maniero. A loro si aggiungeranno anche William Viali, Igor Budan e il giovane Francesco Ciullo. Questi sono i calciatori protagonisti del travaso, insieme anche al nuovo allenatore Ezio Grelean, anche lui inizialmente destinato al Venezia. Alcuni non scenderanno mai in campo con la maglia rosanero, altri ne faranno la storia.

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Cosa resta oggi di Zamparini

L’esperienza di Maurizio Zamparini a Palermo è ancora troppo vivida nella mente dei tifosi e di tutto l’ambiente che forse è difficile tracciare un bilancio che stia bene a tutti. È evidente che ci saranno coloro i quali che, fino a non troppo tempo fa, vivevano nel ricordo del passato glorioso. Un passato fatto di grandi campioni e vittorie in partite epiche, che ha regalato soddisfazioni al popolo rosanero. E chi invece è focalizzato sul passato più recente, fatto di delusioni e di un fallimento che non hanno digerito. Ed è difficile schierarsi da una sola parte.

Quello che forse ci si può fermare a pensare è alla parabola simile che hanno vissuto le due piazze. Una, certamente più dell’altra, ha potuto sognare traguardi impensabili fino a poco tempo prima. E magari guardare indietro, al passato in Laguna, poteva essere utile. Ed è paradossale che a beneficiare del fallimento del Palermo nel 2019 sarebbe stato proprio il Venezia. Come se qualcuno avesse legato indissolubilmente il destino di due città e due squadre separate da migliaia di chilometri di distanza. Ma forse mai veramente lontane.

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