Alla fine dei sorteggi per il primo turno nazionale dei playoff di Serie C, a più di qualche tifoso è inevitabilmente scesa una lacrimuccia. La sorte ha voluto infatti che uno tra gli accoppiamenti fosse Palermo Triestina. Nell’immaginario collettivo dei tifosi rosanero si tratta di una partita di quelle che restano impresse nella mente e nel cuore per tutta la vita, che ognuno sogna di vedere più e più volte. Soprattutto se la storia della tua squadra del cuore ti porta ad aspettare ben trentadue anni per tornare nel palcoscenico più alto del calcio italiano. Il 29 maggio 2004, infatti, una vittoria contro gli alabardati regalò la Serie A ai siciliani.
Il 29 maggio 2004, Palermo Triestina e la conclusione in grande festa!
Intendiamoci, quel Palermo, compatibilmente con la categoria, era una squadra assolutamente di valore, una delle più forti dell’era guidata da Maurizio Zamparini. Berti, Biava, Di Donato, Corini, Zauli, Toni, e poi ancora a gennaio i gemelli Filippini e Grosso, solo per citare alcuni protagonisti di quella stagione. Un quel gruppo stupendo che già ad aprile vedeva sempre più avvicinarsi un traguardo ampiamente alla portata. Il campionato era infatti a 24 squadre con 6 promozioni, di cui 5 dirette. Il presidente voleva stravincere a tutti i costi, anche perché si arrivava dalla delusione di Lecce. Una beffa nel finale, come accaduto l’anno precedente, era assolutamente da evitare.
È in questo modo che il 29 maggio 2004 si raggiunse l’apoteosi. Il Palermo affrontava una Triestina che non aveva più nulla da chiedere al campionato, in uno stadio ribollente di passione. Ogni tifoso ricorda le urla di gioia alla doppietta di Luca Toni, la breve ansia provocata dal futuro rosanero Mantovani e l’esplosione festosa al gol di Emanuele Filippini. Il tutto con i fuochi d’artificio partiti anzitempo a suggerire che sì, finalmente la Serie A era tornata nel capoluogo.
I giocatori a fine partita si concessero il meritato giro di campo, insieme al condottiero che li aveva guidati alla vittoria del campionato, ovvero Francesco Guidolin. Un grande protagonista della storia rosanero che era subentrato a campionato in corso. A chi? Ironia della sorte, a Silvio Baldini. L’allenatore che oggi è tornato in quel di Viale del Fante per vincere una scommessa personale, con la voglia di riprendersi ciò che diciotto anni fa gli è stato tolto.
La sconfitta di Trieste e l’esonero: per Baldini un segno del destino?
Silvio Baldini era stato designato per allenare i rosanero in quella gloriosa stagione. Dopo una partenza ottima, che aveva proiettato i siciliani in testa alla classifica, la situazione cambiò. Verso la fine del girone d’andata l’andamento subì una flessione, tanto che i suoi arrivarono a vincere solo una partita delle ultime cinque. Da qui i classici mugugni di una piazza, preoccupata di rivedere i fantasmi del passato, e del presidente Maurizio Zamparini, che nella sua era non fu mai tenero quando si parlava di criticare i propri allenatori.
È proprio la partita d’andata tra Palermo e Triestina che segnò un punto di non ritorno nel rapporto tra Silvio Baldini e Maurizio Zamparini. La sconfitta per mano di Moscardelli aprì una crisi che culminò con l’esonero del tecnico toscano qualche settimana dopo. Non prima che quest’ultimo avesse espresso, in una conferenza stampa rimasta celebre, tutto quello che pensava del presidente e di quella ambigua situazione.
Non è da escludere che Silvio Baldini, qualche ora fa, al culmine dei sorteggi, abbia sorriso nel vedere quell’accoppiamento Palermo Triestina. Un messaggio da parte del destino, a cui crede tanto. Un ulteriore segno relativo ad una nuova possibilità di giocarsi quella partita che, nella sua mente, gli fu portata via. Questa volta riuscirà a festeggiare in rosanero?
