Manca sempre meno prima del tanto sospirato passaggio di proprietà per il Palermo. Gli emissari di City Football Group stanno stringendo i tempi insieme a Dario Mirri. L’obiettivo comune è quello di arrivare alla fumata bianca, che farebbe partire una nuova era in Sicilia e nel nostro campionato. Per la prima volta una proprietà proveniente dalla penisola araba sbarcherebbe nel calcio italiano. Nel frattempo, però, si fanno già i primi bilanci. Coloro i quali dovranno occuparsi degli aspetti sportivi e amministrativi del club di viale del Fante, infatti, non possono e non vogliono restare con le mani in mano.
In primis Giovanni Gardini, l’uomo che assumerà le redini dell’aspetto gestionale del club in funzione ai risultati sul campo. Il noto dirigente, nato a Londra ma originario del Veneto, assumerà in tutto e per tutto le operazioni svolte nel triennio targato Hera Hora da Rinaldo Sagramola, seppur con un ruolo nominalmente diverso. Sulle pagine dell’edizione odierna di Repubblica, si leggono le parole di Gardini sui prossimi interventi da effettuare. E si parla anche di prime cifre, come quelle relative al monte ingaggi. Esso ammonterà a circa 10 milioni di euro lordi a stagione.
Palermo, il monte ingaggi da 10 milioni
Una cifra che ha già portato a riflessioni importanti, sia tra gli esperti che semplicemente sui social. C’è chi crede che possano bastare per un campionato che reintroduca il Palermo nelle alte sfere del calcio italiano. Non mancano però i delusi, quelli che speravano in un ingresso più dirompente dei nuovi soci di maggioranza sul mercato e sul piano finanziario. Una sorta di rubinetto aperto più o meno in maniera costante, che potesse saziare la sete di grande calcio dei tifosi rosanero.
In ogni caso, per una squadra come quella rosanero non bisogna effetutare troppi voli pindarici. Anche perchè non bisogna mai perdere di vista il fatto che quella guidata da Silvio Baldini sarà una delle quattro neopromosse del prossimo campionato cadetto. Vanno fatte delle scelte oculate e senza strafare. Anche perchè un campionato come quello di Serie B non guarda in faccia storia, piazze e blasone, nè tantomeno proprietari più o meno ricchi. La storia, anche quella più recente, lo insegna.
Monte ingaggi non è sinonimo di vittoria in Serie B
Basti prendere come esempio quanto è accaduto la scorsa stagione. A vincere il campionato di B è stato il Lecce, che alla voce ingaggi si piazza in settima posizione con 11,9 milioni lordi. Una cifra che nella “classifica” degli stipendi avrebbe portato i salentini non oltre i playoff, ma che con la furbizia e l’esperienza di Pantaleo Corvino sono bastati per tornare in A. Qualcosina in più ha speso la Cremonese, che con la proprietà Arvedi e un ds sagace come Ariedo Braida è tornata nella massima serie investendo 14 milioni di euro alla voce ingaggi. Completa il quadro il Monza, che a suon di acquisti onerosi e con un monte stipendi da 21,3 milioni è però dovuto passare dai playoff.
Se abbiamo già avuto un accenno del fatto che spendere tanto non è sinonimo di vittoria, tenetevi forte. La squadra che ha speso più di tutte in termini di stipendi è infatti il Parma, che ha investito ben 32 milioni e mezzo. Sono arrivati giocatori come Vazquez, Buffon, Tutino e Pandev, ma la classifica parla chiaro: 12° posto a 22 punti di ritardo dal primo posto. Per non parlare del Crotone, squadra appena retrocessa dalla Serie A e capace di piombare dritta in Serie C nonostante un monte ingaggi da 9,6 milioni superiore a quello del Pisa finalista ai playoff.
Gli esempi virtuosi del passato
Per fornire ulteriori esempi che avvalorino la “buona condotta” del Palermo, andiamo indietro negli anni. Ad esempio scopriamo che le tre squadre promosse lo scorso anno – Venezia, Empoli e Salernitana – avevano speso tutte tra i 10,3 e gli 8 milioni. Ancora meglio sono riuscite a fare nel 2019/20 Crotone e Spezia, capaci di andare in A con ingaggi lordi da 8,3 e 7,1 milioni. L’eccezione in questo caso è rappresentata dal Benevento, che con 14,2 milioni aveva il monte ingaggi più alto dell’intero campionato.
Con questa analisi vogliamo fermarci alla stagione 2018/19, ovvero l’ultima dell’Unione Sportiva Città di Palermo. In quella stagione, la squadra affidata prima a Bruno Tedino e poi a Delio Rossi vantava il secondo monte ingaggi con 14 milioni lordi. Meglio – o peggio a seconda dei casi – aveva fatto solo il solito Benevento con quasi 16 milioni. Ma chi riuscì ad approdare in Serie A quell’anno? L’Hellas Verona aveva il terzo monte ingaggi (13,2 milioni) ma pur è sempre passata dai playoff. A volare in massima serie dalla porta principale furono Brescia e Lecce, che rispettivamente avevano 5,5 e 6,1 milioni di monte ingaggi. Ovvero l’undicesima e l’ottava squadra più spendacciona della categoria.
