Il Palermo riparte da Eugenio Corini e lo fa con grande convinzione. Il tecnico bresciano, dopo aver regalato forse le sue migliori stagioni da calciatore alla platea palermitana, torna per la seconda volta da allenatore. E lo fa in maniera decisamente diversa rispetto alla prima volta, quella nefasta di fine 2016. Quella era una squadra disastrata, in campo e nello spogliatoio così come negli uffici e nei conti. E anche il Genio era una persona e un mister diverso, ancora alle primissime armi. Tanto che adesso, a cinque anni e mezzo dal suo debutto, possiamo anche stabilire come gioca il Palermo di Corini. Anche perchè nel frattempo di acqua sotto i ponti e di moduli sulla lavagna ne sono passati.
Tante opzioni sul piano tattico
Fin dall’inizio della sua carriera, come si è visto anche nel breve transito dal “Renzo Barbera”, Corini ha sempre dimostrato di avere le idee chiare. Almeno in un primo momento, quando ha provato a imporre il suo vestito tattico alle squadre che ha guidato. Il Genio ha provato a schierare le sue squadre con il 4-3-3, puntando tutto sul fosforo in mezzo al campo e sulla velocità delle sue ali. Al resto, poi, avrebbero dovuto pensarci le punte. Nel suo primo Brescia l’uomo gol era Ernesto Torregrossa, mentre al Lecce alle reti ci pensava un certo Massimo Coda.
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Tuttavia anche le idee tattiche possono cambiare in base alle esigenze di squadra. Una scelta che Corini ha fatto proprio durante la stagione alla guida del Lecce. In quel campionato di Serie B 2020/21 il tecnico bresciano aveva esordito imponendo il suo modulo. Tuttavia una serie di accorgimenti e di scelte hanno portato alla rivoluzione. Corini si è votato al centrocampo a rombo, a quel 4-3-1-2 che lo ha visto tra l’altro protagonista a Palermo da calciatore. Un giocatore di cervello e piedi buoni davanti alla difesa, due mezzali dinamiche e un trequartista ispirato alle spalle di due punte. Ma come possono cambiare le cose in rosanero?
Come giocherà il Palermo di Corini
Allo stato attuale delle cose, il nuovo Palermo targato Corini potrebbe consentire al tecnico di tornare alle origini. Lo si è visto anche nei minuti finali della sfida persa a Torino in Coppa Italia. L’ingresso di Damiani al posto di un’ala (Elia) ha portato la squadra a schierarsi con il 4-3-3. Per carità, il tempo a disposizione era troppo poco, ma una prima indicazione si può già avere. Del resto, i giocatori in grado di reggere questo modulo sembrano già esserci. Proprio l’ex Empoli dovrebbe assumere i panni del playmaker basso, con Broh e un nuovo arrivo (Calò?) a completare il reparto.
Per il resto, la squadra sarà molto simile a quanto si è visto nell’undici di partenza di ieri sera. Nedelcearu a comporre una buona coppia di centrali con Marconi davanti a Pigliacelli. I terzini dovrebbero essere Buttaro a destra e Sala a sinistra, mentre davanti a loro dovrebbero giocare rispettivamente Elia e uno tra Stoppa e Floriano. In avanti, ovviamente, l’insostituibile Matteo Brunori. Resta da capire anche come si muoverà la società sul mercato. Anche perchè gli alibi sono finiti. Ora il Palermo ha un tecnico “di ruolo” e un direttore sportivo. Dalle parole bisognerà passare ai fatti.
Dopodichè passerà tutto dal lavoro del Genio.