Il Palermo può andare in Europa con City Group come proprietario? In molti se lo stanno domandando da tempo, soprattutto a seguito dell’ufficialità della cessione del club di Viale del Fante. La domanda è lecita. È frutto, nel dettaglio, dell’entusiasmo che si è venuto a creare nella piazza con la promozione in Serie B. Per raggiungere i massimi palcoscenici del calcio mancano ancora tanti passi, ma i tifosi già sognano in grande.
Tutta la città non vede l’ora di vivere grandi notti nei più importanti palcoscenici possibili. Ce ne siamo accorti durante i playoff vinti dalla squadra allenata da Silvio Baldini. Nelle quattro gare casalinghe sono entrati al Renzo Barbera più di 130.000 persone. Un entusiasmo che ha colpito i media italiani e internazionali, oltre ai nuovi investitori. Del resto lo ha affermato anche Ferran Soriano durante la conferenza stampa: “Il calore di Palermo lo conoscevamo, ma ci ha colpito quanto abbiamo visto”.
Ma come è consuetudine, neanche il tempo di festeggiare che già ci si proietta non solo al prossimo futuro, incentrato su una squadra che possa competere in cadetteria. Si parla addirittura di una possibilità, al momento remota, di competere per l’Europa con questa proprietà. Il dibattito è partito già diverse settimane fa, con tanti commenti dei tifosi sui social su un possibile conflitto d’interesse tra il Palermo e il Manchester City semmai un giorno i rosanero tornassero a gareggiare in coppe europee. Un dibattito reso nuovamente infuocato dopo alcuni articoli dei media nazionali. Vediamo di offrire un chiarimento a questa situazione.
Uefa, cosa dice il regolamento e il caso “Lipsia-Salisburgo”
Per l’Uefa, la federazione calcistica europea organizzatrice di Champions, Europa e Conference League, il regolamento parla chiaro. Qui è scritto che “nessuna persona fisica o giuridica avesse più un’influenza determinante su più di un club che partecipa a una competizione UEFA per club”. In parole povere, nell’ipotesi di una contemporanea qualificazione di Palermo e Manchester City ad esempio alla Champions League, una delle due sarebbe costretta a rinunciare. Nel caso specifico, la società esclusa sarebbe quella peggio classificata.
Fin qui tutto chiaro. Ma questa regola è stata al centro del dibattito nel 2017 quando due squadre, Lipsia e Salisburgo, si sono qualificate in Europa. Le due formazioni erano e sono infatti sotto la sfera d’influenza di un colosso come Red Bull. Il Salisburgo, squadra austriaca con una storia tutta sua, subì uno stravolgimento al momento dell’acquisto nel 2005. Cambiarono in toto lo staff dirigenziale, di colori sociali e persino la data di fondazione, fatta risalire all’anno del passaggio di proprietà. Una rivoluzione ricompensata da grandi trionfi, visti i 13 campionati e le 9 Coppe d’Austria vinte sotto questa gestione. Il Lipsia, invece, è un club di diretta fondazione del colosso degli energy drink. La sua creazione risale al 2009 e il chiaro intento della proprietà era quello di scalare le categorie del calcio tedesco. In soli 8 anni di vita la squadra ha ottenuto diverse promozioni, fino ad una storica promozione in Bundesliga, con tanto di qualificazione in Champions League all’esordio in massima serie.
Così, quando nel 2017, entrambe le squadre si trovarono a competere in Europa, la Uefa fu costretta ad aprire un indagine per capire se ci fossero problematiche relative alla regola di cui sopra. Alla fine dell’inchiesta si dimostrò che l’influenza sul Salisburgo della Red Bull era diminuita nel corso degli anni, riducendosi ad una semplice sponsorizzazione. Molti dirigenti, che avevano ruoli in varie società della galassia Red Bull, furono rimossi dall’organigramma della squadra austriaca. In base all’esito delle indagini, dunque, il solo Lipsia rimase sotto il controllo del colosso austriaco. Eppure, ad oggi, se si va a controllare chi risulti proprietario delle due società emerge solo un nome: Red Bull. Nonostante la situazione sia ingarbugliata, la Uefa ha dato il via libera alle due squadre di competere e addirittura di sfidarsi, come avvenne nell’Europa League 2018-2019.
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Palermo, si può andare in Europa col City Football Group?
Come visto, questi grandi colossi cercano (e trovano) sempre nuove vie per sorvolare alcuni limiti posti dagli organi del calcio. Vie che, in assenze di chiarimenti, sono legali per quanto abbastanza discutibili. Situazioni che si sono vissute lungamente anche in Serie A con la questione Lotito-Salernitana. Perciò nel caso di una futura qualificazione del Palermo con il City Football Group in una coppa europea, varie saranno le ipotesi possibili, che vanno dalla cessione delle quote (con la possibilità di un’enorme plusvalenza per chi cede) a qualcosa di simile a quanto avvenuto nel caso Red Bull.
Forse, però, sarebbe più opportuno porsi il problema nel momento in cui ce lo si troverà davanti. Palermo ritorna adesso nell’anticamera del calcio più importante dopo un triennio di rinascita. La possibilità di andare o meno in Europa con City Group non è certamente una questione attuale. Dalle parole di Ferran Soriano è emersa la volontà di rispettare la storia del club senza avere fretta di risalire ulteriormente la china. Inoltre al momento sorge anche il problema dello stadio, quel Renzo Barbera che attualmente è al limite con i parametri per ottenere la Licenza Uefa. Tanto che per la sfida tra Italia e Macedonia del Nord sono stati necessari lavori straordinari per ottenere una deroga. Al di là delle questioni regolamentari, dunque, la licenza per l’impianto di Viale del Fante è un altro snodo cruciale per i sogni europei del club.
Tanti sono quindi i passaggi ancora da affrontare prima di poter parlare di un Palermo in Europa con City Group. Tappa dopo tappa, i rosanero hanno la possibilità di riuscire, col tempo, a raggiungere traguardi importanti. Perché valeva prima e vale ancora adesso: i soldi non bastano per vincere. Ed è forse troppo prematuro preoccuparsi di un traguardo remoto, quando ce ne sono altri mille da superare.
