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Dario Mirri spegne 53 candeline: a Palermo eterna storia d’amore, con City Group l’ultimo regalo

1.076 giorni. Tanto è durato il regno di Dario Mirri a capo del Palermo calcio. In principio fu la Società Sportiva Dilettantistica Palermo, che dopo una serie di esborsi da capogiro per la categoria si guadagnò uno slot per il Girone I del campionato di Serie D. Un cammino difficile, tortuoso e mosso da alcuni aspetti predominanti. L’appartenza e la passione in prima battuta, poi la voglia di risalire e quella – forse ancor più forte – di cancellare l’onta del recente passato, quello più doloroso. In città non c’era più voglia di vedere lestofanti e mariuoli provenienti da diverse parti d’Italia (e non solo), giunti nel capoluogo per portare via anche le ultime briciole di un club dal passato glorioso. C’era la voglia di rilanciarsi e di rilanciare in un sol colpo la città e il calcio, lo sport e il popolo.

Il destino, tra l’altro, non sembra voler smettere di giocare con la vita e con la storia calcistica di quello che fino a 1.077 giorni fa era “solo” il nipote di Renzo Barbera. La conferenza stampa di presentazione del nuovo assetto societario del Palermo, infatti, si terrà il giorno dopo il compleanno di “mister Damir”. Un regalo di compleanno prima di quello fatto dallo stesso Dario al popolo rosanero. L’ennesimo scartato dalla città in un triennio ricco di momenti intensi, elettrici, tesi ed emozionanti. Prima del trionfo del 12 giugno e del passaggio di consegne avvenuto poche ore fa. Ma come si dice in questi casi, andiamo con ordine.

Da Petralia Sottana al lockdown, l’inizio di tutto

Dario Mirri in un primo momento si è avvalso della collaborazione con Tony Di Piazza. La data da segnare sul calendario è quella del 24 luglio 2019. Dario e Tony, in un primo momento uno accanto all’altro. La Hera Hora S.r.l. vince il bando indetto da Leoluca Orlando e fa partire il suo progetto con un nucleo di giocatori fuori categoria e con un condottiero “nostrano”. Rosario Pergolizzi ci mette del suo, prova a tenere i toni bassi. Il tecnico palermitano doc conosce la Serie D, l’ha vinta e l’ha affrontata a più riprese. Per questo motivo si affida ai suoi uomini di riferimento: le manone di Pelagotti, la grinta di Lancini, la fame dei palermitani Crivello e Accardi, le geometrie di Martin, le incursioni di Martinelli e i gol di Ricciardo. Vengono 10 vittorie consecutive prima di uno stop fisiologico. Il pubblico non abbandona la squadra ma non si nega qualche fischio, specie dopo la sconfitta interna contro l’Acireale e il ko in quel di Licata. Poi i nodi vengono al pettine, il Savoia si fa sotto ma nella sfida con i campani arriva un “alleato” non necessario ma comunque di aiuto: lo stop per la pandemia e il conseguente lockdown. Il Palermo può scrollarsi di dosso la “qualifica” di società dilettantistica: nasce il Palermo Football Club. Ma il cammino si prevede ancora tortuoso.

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Dario Mirri seduto sul prato dopo la sconfitta del Palermo a Licata (ph. Palermo FC)

La prima C tra tanti bassi e pochi alti

Si vola in Serie C, le cose si fanno dure ma Mirri, che nel frattempo vede incrinare i rapporti con Di Piazza, decide di alzare la posta. In panchina arriva Roberto Boscaglia, uno di quelli che sa anche come giocarsi le categorie superiori. I problemi, però, sono a monte. Nel ritiro-bis di Petralia Sottana si radunano in 15 per i primi giorni di allenamento, il tecnico gelese fa fatica a imporre le sue regole e il Palermo fatica enormemente. Ci si mette anche il virus che obbliga i rosa a scendere in campo in 12 in un derby divenuto epico e pareggiato per un po’ di sfortuna. Ma l’era Boscaglia è destinata a durare poco e la sconfitta di Viterbo fa partire il de profundis. Giacomo Filippi decide di lasciare la nave che affonda e di restare in rosanero, trainando la squadra fino ai playoff. L’Avellino del “core ‘ngrato’ D’Angelo, però, è troppo forte: Palermo eliminato. In questa stagione i rosa hanno conosciuto le difficoltà della categoria, ma hanno posto le basi per qualcosa di grande. Anche se qualcosa va ancora cambiato.

L’eredità di Dario Mirri

Dario Mirri prova a raccogliere i cocci dopo una stagione a dir poco complicata. Per la prima volta la squadra lascia la Sicilia per il ritiro, viaggiando alla volta di San Gregorio Magno, in provincia di Salerno. Il calciomercato impazza, anche perchè i tifosi vogliono dei colpi e la dirigenza vuole dare a Filippi una squadra maggiormente competitiva. Si parla di Biasci, di Iemmello e di Cianci, ma alla fine arrivano Peppe Fella, Edoardo Soleri e Matteo Brunori. Quest’ultimo molto in sordina, ma ben presto zittirà gli scettici, o per meglio dire li farà esultare insieme a lui. Il cammino della stagione 2021/2022 è caratterizzato da due elementi: cammino regale in casa, corteo funebre in trasferta. Così non si può andare avanti, poi Moro annichilisce la squadra nel derby e la misura diventa colma. Via Filippi, arriva Silvio Baldini, uomo che preferisce i valori umani a quelli tattici. La squadra ci mette un po’, ma poi inizia a correre ad alte velocità. Quasi inutile sottolineare il cammino devastante nell’ultimo mese e mezzo, fino all’arrivo al traguardo a braccia alzate.

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Ma cosa lascia l’era triennale di Dario Mirri al Palermo? Sicuramente dimostra che non bisogna lanciarsi in giudizi affrettati in uno sport come il calcio, che a più riprese ci ha mostrato tutta la sua imprevedibilità. Lo ha fatto vedere la Nazionale a Euro 2021 prima e proprio a Palermo contro la Macedonia poi. E lo ha dimostrato il Palermo di Dario Mirri in questa folle ed estasiante stagione. Il re della cartellonistica pubblicitaria in città ha dimostrato che con criterio, con calma, gesso e programmazione si possono fare grandi cose. Ha fatto il suo, ha raggiunto i traguardi sbandierati 1.076 giorni fa. Ora se ne va da trionfatore, anche se non se ne va del tutto. Tornerà a fare il tifoso, di una squadra che ripartirà da dove l’ha presa, da quella Serie B che ha gettato nel cestino quello che gli americani chiamano “dead man walking”. E potrà tornare nel suo posto in gradinata, che in questi 1.076 giorni deve essergli mancato terribilmente.

Critici e aficionados, bastian contrari e amanti “ciechi”. Tutti insieme, domani, ripenseranno a quanto si è fatto. E penseranno tutti le due stesse parole: grazie, Dario.

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