Benedetto Mancini tenterà di acquisire il Catania, ma in passato il suo nome è stato accostato anche al Palermo. L’imprenditore romano, infatti, fu al centro di alcuni rumors nell’anno del fallimento. In particolare, entrò in scena con l’avvento in quel di Viale del Fante dei fratelli Salvatore e Walter Tuttolomondo (poi a processo per bancarotta fraudolenta), che rilevarono la società dall’allora patron Maurizio Zamparini, e di Fabrizio Lucchesi, che venne nominato direttore generale. In molti ritenevano che dietro la cessione potesse esserci proprio il cinquantasettenne, il quale in passato ha cercato di rilevare – senza esito – diversi club italiani di calcio, tra cui in particolare Latina e Rieti. Il suo ruolo nella funesta vicenda rosanero, tuttavia, sembrerebbe essere più marginale.
Benedetto Mancini e il Palermo: cosa è successo
Ad avvicinare l’imprenditore romano alla società siciliana, in base a quanto ricostruito nei mesi successivi al fallimento dai diretti interessati, sarebbe stato Fabrizio Lucchesi. L’allora direttore generale rosanero conosceva Benedetto Mancini in virtù delle parentesi a Latina, piazza in cui entrambi – per motivi diversi – hanno transitato. A confermarlo velatamente è stato Salvatore Tuttolomondo: “Non avevo idea di chi fosse prima. Lui mi conosceva attraverso alcuni comuni conoscenti”, ha ammesso.
Il focus della questione, tuttavia, è un altro. Cosa ha fatto Benedetto Mancini a Palermo? Qual è stato il suo contributo in quei drammatici mesi che hanno portato al fallimento della società rosanero? Il numero uno della BM Financial Project, presumibilmente, avrebbe fatto da garante con la Lev Ins. L’agenzia assicurativa bulgara avrebbe dovuto emettere la fideiussione da 800 mila euro utile al club di Viale del Fante ad iscriversi al successivo campionato di Serie B. L’allora patron Salvatore Tuttolomondo rivelò che fu proprio l’imprenditore romano a metterli in contatto con gli esponenti della banca: “Me li ha presentati dopo quello che è successo”.
La fideiussione, ad ogni modo, non è mai stata emessa. È per questo motivo che la società non riuscì a consegnare in tempo la documentazione utile per prendere parte alla stagione e fallì. Non è tutto. L’agenzia assicurativa bulgara Lev Ins, nelle successive settimane, prese le distanze dalle vicende legate al Palermo, definendosi “parte lesa di un tentativo di truffa e di un falso ideologico” e annunciando di avere presentato una denuncia alle autorità competenti per questo motivo.
La verità dell’imprenditore romano
A tornare sul complesso tema relativo al fallimento del Palermo nelle scorse ore è stato proprio Benedetto Mancini, che a breve presenterà la sua offerta nell’asta per l’acquisizione del Catania. L’imprenditore romano ha voluto allontanare le critiche. In questi giorni infatti i tifosi rossazzurri si sono mostrati piuttosto titubanti in virtù delle precedenti esperienze deludenti avuti dal diretto interessato nel mondo del calcio (dal Latina al Rieti). “Capisco le persone che sono costantemente bombardate dalle false informazioni che circolano sul web. C’è stata una vera manipolazione della comunicazione e io sono parte offesa. Sono stato truffato in merito alla vicenda Latina”, ha spiegato in un’intervista rilasciata a Itasportpress.
E sul suo avvicendamento nel club di Viale del Fante: “A Palermo non ho mai fatto nulla per la società rosanero”, ha precisato. “La fideiussione non è mai stata depositata e la società bulgara non ne sapeva nulla. Io ho accompagnato successivamente alcuni dirigenti del Palermo dai carabinieri a Roma per presentare una denuncia nei confronti di un broker che li avevi truffati”. La giurisprudenza, in questi anni, ha tuttavia fornito una versione diversa della vicenda, condannando i fratelli Salvatore e Walter Tuttolomondo per bancarotta fraudolenta.