Per lui ha speso bellissime parole Silvio Baldini. Colui il quale lo ha voluto sempre con sé nelle ultime avventure della sua carriera. E quanto è emerso dalla conferenza stampa di oggi al “Renzo Barbera” è la conferma di un rapporto straordinario. “Mauro Nardini è una persona speciale – ha detto Baldini – . Non è il secondo che mette i cinesini, è uno che porta passione, non si nasconde, non ha filtri. Quando facciamo gli allenamenti incita i giocatori con una voce potente. Lui il 12 giugno aveva perso la mamma a 70 anni. Sapevo che quella data avrebbe coinciso con questa vittoria e non potevo non dare spazio a una persona del genere. Per me è un fratello, una persona che sono orgoglioso di averlo come amico. Non sarà mai un traditore, come succede nel lavoro”.
LEGGI ANCHE -> Palermo, Baldini: “Fatto percorso importante, abbiamo vinto per la gente. Castagnini…”
Mauro Nardini, un vero leader
Mauro Nardini è originario di Massa, esattamente come l’uomo che lo ha voluto con sé in questa stagione magica. Alle sue spalle ha una discreta carriera sul campo, come centrocampista di contenimento ma che non disdegna qualche incursione in attacco. E proprio di una di queste parleremo più avanti. Quasi 20 anni a inseguire palloni praticamente in tutte le categorie. Un impegno e una dedizione al lavoro che fanno invidia a chi del calcio fa uno stile di vita o una vocazione. Poi, nell’estate del 2002, la decisione di partire con una nuova sfida, dalla panchina.
Si comincia con il Brescello, dove si divide tra la guida della formazione Berretti e il ruolo di assistente di Marco Osio in prima squadra. Poi il suo viaggio si prende una breve pausa prima di ripartire da casa sua. È la Massese a dargli una chance, sempre alla guida della compagine Berretti. Ma visto che, come dice Baldini, bisogna avere fede ecco che il tempo inizia a essere galantuomo con Nardini. Annus Domini 2017, ancora un’esperienza con una squadra Berretti. Questa volta, però, è quella della Carrarese, la squadra della realtà “rivale” della sua Massa. In panchina in prima squadra c’è un tecnico all’apparenza burbero, ma che ti dà il cuore se tu dai tutto per lui: Silvio Baldini.
Il lavoro al fianco di Baldini
Mauro e Silvio iniziano a portare avanti un lavoro fianco a fianco che durerà praticamente fino al 12 giugno 2022. E si parte proprio dalle giovanili dei gialloblu, mentre la prima squadra è affidata proprio a Baldini. L’anno successivo è quello in cui la carriera di Nardini cambia, visto che arriva la promozione al ruolo di allenatore in seconda. Il cammino della squadra toscana sotto la guida del dinamico duo è poderoso. Ma se nel 2018/2019 i playoff terminano ai quarti di finale, la stagione successiva si chiude in maniera molto amara. Il Bari estromette la Carrarese in semifinale con un gol al 120′ che regala la finalissima ai galletti. Per molti è una delusione enorme, per loro due è invece l’inizio della corsa.
LEGGI ANCHE -> Palermo in B, il sogno dei tifosi: “Nuova proprietà per andare in Serie A”
A Carrara Baldini e Nardini vivono però una stagione interlocutoria alla ripresa delle operazioni dopo il lockdown. Arriva una faticosa salvezza con il 16° posto in regular season, ma al termine della stagione le strade del tandem tecnico e della società gialloblu si dividono. Qualche mese di stop, poi il telefono di Silvio Baldini squilla. Il numero chiamante è quello di Renzo Castagnini, il messaggio che viene riferito è molto chiaro: “Silvio, vieni a Palermo”. È la chiamata che il mister massese aspettava da 18 anni, da quella litigata con il compianto Maurizio Zamparini e il conseguente esonero. Il resto è storia arcinota, fino alla festa di ieri sera e al ritorno in Serie B dei rosanero.
Nardini e il gol in Pistoiese-Palermo
Fin qui si è narrata la storia di un tecnico focoso, passionale e grintoso. Uno di quelli che quando c’è da lavorare usa il bastone, ma che quando c’è da staccare la spina non si tira indietro. Ma prima di diventare l’uomo-ombra di Silvio Baldini, Mauro Nardini è stato (come scritto prima) un discreto centrocampista. E il Palermo ha fatto parte del suo destino quasi per caso e in maniera inaspettata. Tra l’altro in un campionato che la gente palermitana ricorderà per sempre, tra tantissime luci e poche ma decisive ombre.
La stagione è la 1995/96, quella che tutti noi ricordiamo per il “Palermo dei picciotti”. La formazione allenata da Ignazio Arcoleo sta vivendo un momento di rinascita dopo il terribile inizio di girone di ritorno. Si gioca a Pistoia, contro una squadra che lotta per evitare la retrocessione in Serie C1. La partenza è favorevole ai toscani che passano in vantaggio con Lorenzo poco dopo la mezz’ora. Poi sale in cattedra Nino Barraco, il fedelissimo di Arcoleo che pareggia i conti a metà della ripresa. Passano però dieci minuti e su una disattenzione della difesa rosa c’è l’inserimento di un instancabile centrocampista, che riceve palla nel cuore dell’area e batte Berti, decidendo la partita.
Il suo nome è quello di un uomo che, 26 anni dopo, saprà abbracciare una città intera e due colori che, in quel pomeriggio di aprile del 1996 aveva fatto piangere. Ora le lacrime hanno un sapore e una matrice diversa, ma il legame tra Mauro Nardini e Palermo trova qui le sue radici.
