Amauri non dimentica Palermo. L’ex attaccante ha vestito la maglia rosanero dal 2006 al 2008, togliendosi qualche soddisfazione. L’idea di tornare, quando ancora non aveva appeso gli scarpini al chiodo, lo ha a lungo stuzzicato, ma con l’avvento della nuova società ciò non è mai accaduto. Il brasiliano, in un’intervista a La Repubblica, non ha nascosto l’amarezza. “Ecco la verità. Chiamai Sagramola ma non lo vidi convinto. Non mi rispose né sì, né no, ma solo: “Qui hai una grande storia, le cose potrebbero cambiare…”. A me quel discorso non interessava. Il passato è passato, avrei voluto scrivere un’altra favola, ero disposto a scommettere sul mio futuro, ad accettare qualsiasi conseguenza positiva o negativa. E lui: “Sì, ma i soldi…”. Non me ne frega un cavolo dei soldi, tagliai corto. “Sì, va bene, ti faccio sapere”. Non mi ha più chiamato”.
Al primo tentativo, dunque, non è andata bene. Mai dire mai, però, nella vita. Non nel ruolo di calciatore, ovviamente, ma casomai da dirigente. “Magari ci sarà un’altra occasione”, ammette. Anche se la speranza è che prima il club di Viale del Fante possa tornare nel palcoscenico che merita. “Ad avere quattrini, il Palermo lo comprerei io! Per rifarlo come ai vecchi tempi. A volte la vita non lo permette. Però, non si sa mai. Fa male quando vedi un club del genere sprofondare nel nulla”.
I ricordi di Amauri nel vecchio Palermo
I ricordi che Amauri conserva della parentesi al Palermo sono indelebili. A portarlo in rosanero fu l’allora direttore sportivo Rino Foschi. “Lui e Guidolin mi volevano a tutti i costi”, ha ricordato. A dare il via libera, tuttavia, doveva essere il patron Maurizio Zamparini. “Mi chiamò: “Vieni in aeroporto, ti devo parlare”. Ero spaventato. Passò subito ai fatti: “Ti ho convocato per farti una domanda: Sei felice di venire a Palermo?”. Gli risposi: Sì. E lui: “Considerati un nostro giocatore”. Si girò verso Foschi: “Puoi prenderlo, basta che non mi rompi più le scatole””. Il presidente, qualche anno dopo, gli avrebbe fatto un regalo ancora più grande. “Gli devo tutto. Come dimenticare che è stato lui ad aprimi la porta del successo cedendomi Juventus?”.
In rosanero il brasiliano conobbe tanti compagni che, come lui, avrebbero fatto più tardi la storia del calcio. Tra questi Edinson Cavani. “Ci siamo conosciuti a Chievo. Fece un provino con altri due uruguaiani e venne scartato. Io, invece, ne restai colpito. Quando, m’infortunai e c’era bisogna di un sostituto, Foschi mi chiese consiglio su chi prendere fra Cavani e Matusiak. Non avevo dubbi e dissi Edy. Lui, per non sbagliare, acquistò anche il polacco. Quando al debutto contro la Fiorentina, Cavani si presentò con un gran gol al volo da fuori area il direttore mi abbracciò, sussurrandomi: “Tu devi fare il diesse””.
Il Palermo di oggi
Amauri non ha mai smesso di seguire il Palermo, anche a seguito del fallimento. A trascinare i rosanero, in Serie C, c’è ora un suo connazionale: Matteo Brunori. “Italo-brasiliano come me. È primo nella classifica dei marcatori e non vuole fermarsi”. Nello staff del tecnico Silvio Baldini, invece, c’è Mario Alberto Santana, rimasto nel club siciliano dopo il ritiro dal calcio giocato. “Non ci siamo più sentiti, ma è un ragazzo meraviglioso. Al Chievo, ci siamo divertiti e ora spero che con un nuovo ruolo possa contribuire a trascinare i rosa visto che sa cosa significa essere del Palermo”.
La chiosa è dedicata ad un appello: “I problemi non sono i calciatori quanto i progetti e le possibilità economiche. Mi auguro che gli attuali dirigenti, o quelli che verranno, riescano a riportare il Palermo in A e che torni lo squadrone che metteva paura alle grandi e che ha fatto sognare una intera città”.
