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Palermo, Baldini: “Zamparini era onnipotente, ora conto solo io. Se ho supporto City Group…”

Silvio Baldini è un uomo prima ancora che un allenatore. Lo ha fatto capire fin dal primo giorno in cui ha calpestato il suolo palermitano, non solo da cittadino del mondo ma anche da guida tecnica della formazione rosanero. Non è un caso che il cammino straordinario della squadra, capace di vincere i playoff nonostante i favori del pronostico abitassero altrove, porta la sua firma. Non tanto per questioni tattiche o per scelte di formazione. L’impatto di Baldini a Palermo è stato devastante soprattutto sul piano umano. E lui lo ha voluto rimarcare in una lunga intervista concessa al Corriere dello Sport.

Il primo Palermo di Baldini

Baldini parte dalle sue origini e dalla prima chiamata di Palermo. Correva l’anno 2003, Silvio era un giovane allenatore sulla cresta dell’onda. Per questo Maurizio Zamparini si accorge di lui e lo chiama in Sicilia: “A Empoli stavo bene. Mi volevano fare un contratto di 100 milioni per 5 anni. Mi cercavano anche Fiorentina e Napoli. Arriva Zamparini e mi offre un triennale a 2 miliardi l’anno per allenare il Palermo in serie B. Penso ai tre figli, mia moglie spinge, e accetto. Un madornale errore. La scelta dei soldi. Tradisco me stesso. Finisce tutto”.

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Una scelta che, per l’appunto, Baldini rimpiangerà. Soprattutto per il suo rapporto con Maruizio Zamparini. Un rapporto quasi inesistente sul piano umano e quasi votato alla richiesta di obbedienza cieca da parte del patron: “Zamparini, ricco a palate, si sente onnipotente, metteva bocca sulla formazione. Voleva suggerirmi chi doveva giocare. Dopo una sconfitta, a caldo, mi provoca e io lo insulto di brutto. “Il presidente non mi deve rompere il cazzo, il campionato lo vinciamo e basta!”. Mi esonera. Eravamo terzi, ma la mia storia di allenatore finisce lì”.

Così, nell’inverno del 2004 si consuma l’addio di Baldini a Palermo. Un addio che porta conseguenze ben più gravi dell’esonero. Il tecnico, infatti, resta da solo e per qualche non allena: “Zamparini mi ha fatto molto soffrire. Non sono uno nato per arricchirmi, non sono nato per subire persone arroganti… Ho capito che dovevo mettermi da parte. Come campavo? Me la cavavo con i risparmi e i 2.400 euro di pensione. I soldi sono il diavolo. Avevo ceduto l’anima. Anche scopare se è per questo mi piace, ma non ho mai tradito mia moglie”.

Castagnini e la chiamata del destino

Poi ci pensa il destino a ristabilire l’ordine naturale delle cose. Dicembre 2021, squilla il telefono di Silvio Baldini. Dall’altra parte c’è Renzo Castagnini. L’offerta, come recita una arcinota citazione cinematografica, è di quelle che non si possono rifiutare: “18 anni dopo mi chiama Renzo Castagnini, il direttore sportivo. Il 24 dicembre, la vigilia di Natale, firmo per il Palermo. Rinnovo automatico di un anno in caso di promozione. Firmavo e non ci credevo. Negli anni in cui non allenavo e passavo l’inverno in Sicilia mi fermavo spesso al santuario di Santa Rosalia. Sentivo una voce che mi parlava: Tornerai a Palermo”.

Baldini ha subito dimostrato di essere una persona generosa e autoritaria al tempo stesso. Tanto da raccontare come si sono svolte le cose fin dal primo impatto con i giocatori a Palermo: “Mi lascio guidare solo dal mio istinto. Ho chiesto solo emozioni da loro. “Dobbiamo cercare noi stessi”, gli ho detto il primo giorno. “Se cerchiamo noi stessi. i risultati arriveranno di conseguenza”. Empatico, ma radicale. Era una squadra, ma non era un gruppo. “Da oggi io sono il vostro unico riferimento, da oggi dentro qua conta solo una voce, la mia. Se il presidente vuole parlare deve alzare la mano e chiedere il permesso””.

Gli sfoghi in conferenza

Baldini a Palermo si è fatto notare anche per qualche sfogo, nelle interviste e in conferenza stampa. Il tecnico rosanero ha voluto puntare ancora una volta il dito contro chi fa calcio ad alti livelli. Personaggi che sembrano aver perso la poesia o addirittura l’amore per il gioco: “Mi accorgo quando vogliono mettere in gioco questa follia per togliermi tutti i meriti di allenatore. E allora faccio il volgare, parlo male, dico parolacce. Così, lo so, faccio soffrire mia moglie, la mia famiglia, ma non ci posso fare nulla. Ci sono delle persone che mi stanno sui coglioni e vengono anche in questa osteria. Se so che ci sono, io non vengo. Invidiosi, meschini. Non dicono niente davanti. Se potessero, mi farebbero del male”.

Proprio questa rabbia nei confronti di quella che è quasi una convenzione nel calcio ha fatto esplodere Baldini. Tanto che nei suoi primi sei mesi di lavoro a Palermo c’è tutto questo. Ovvero la voglia di sovvertire la normalità: “Nel calcio è così, ti fanno passare per folle, non scrivono che da gennaio il Palermo ha fatto più gol di tutti, che ha segnato 24 volte su 25. Sono in malafede o incompetenti. Non scrivono che delle ultime 12 partite ne abbiamo vinte 10 e pareggiate 2. Che ne abbiamo vinte 7 fuori casa di seguito. Io ero sicuro già prima dei playoff che saremmo saliti. Qualcosa era esploso nella mente dei miei. Insieme alla condizione fisica straordinaria. A un certo punto ci hanno messo la fede”.

Baldini e l’incontro con Soriano

Baldini non è affatto preoccupato dell’avvento degli ambiziosi emissari del City Football Group. Una presenza che, a suo dire, non limiterà la sua libertà in panchina e fuori: “Io sono quello che sono, non mi nascondo. Vorrei solo che non mi facciano perdere tempo. Se pensano che io sia la persona giusta e sono pronti a supportarmi, bene, sono sicuro che arriveremo in A, altrimenti ciao, arrivederci”.

In chiusura Baldini ha raccontato anche dell’incontro con Ferran Soriano. Una persona tutta d’un pezzo ma che ha ascoltato volentieri le parole del tecnico: “Un gigante. Sembrava un giocatore di basket. Parla italiano benissimo. Com’è andata? Benissimo. Una persona gradevole. Mi sono sentito libero di raccontarmi per quello che sono. Mi ha fatto i complimenti e mi ha chiesto: “Ma che hai fatto in quei sei anni in cui non hai allenato?”. Gli ho detto la verità, dei pastori siciliani, di Santa Rosalia. Ha capito chi sono, che la mia forza è la mia libertà”.

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