Reminiscenze di calciomercato e di confronti con il Palermo per Pantaleo Corvino. Il noto dirigente ha ricordato lo “sgarbo” fatto ai rosa, quando acquistò il centrocampista svizzero Zdravko Kuzmanovic: “In sala stampa a Firenze al termine del calciomercato, mi fu chiesto perché il Palermo non riuscì a prendere Kuzmanovic. Anch’io ero convinto di averlo preso dopo una trattativa nel finale della finestra. Mi trovai all’Hilton con Foschi dopo avere sentito Il Processo del Lunedì con Zamparini, che aveva detto che doveva partire per Basilea per finire questa trattativa. Non fece il nome. Non pensavo che fosse lui, a noi mancavano solo le firme”.
Il giocatore arrivò alla Fiorentina, che aveva Corvino come ds, e non al club del compianto presidente Zamparini. Ci fu un acceso confronto anche con Rino Foschi, suo omologo del tempo: “Incontrai Rino al bar e parlava proprio di questo. Io rimasi in silenzio, non potevo dirgli che era mio. Mi alzai per chiamare l’agente del calciatore e gli chiesi come era possibile. Lui mi tranquillizzò, disse che avrebbero detto che c’era l’accordo con noi. Non sapevo che Kuzmanovic era venuto anche a Palermo. Il ragazzo alla fine fu chiamato da Zamparini per firmare, ma lui disse che aveva già firmato per la Fiorentina. Il presidente si infuriò e anche Foschi iniziò a inveire contro di me. A modo mio cercai di fargli capire che la trattativa era già definita, ma non mi credettero”.
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Corvino e l’affaire Chevanton
Tra le altre cose Pantaleo Corvino e Maurizio Zamparini si erano incontrati nei mesi precedenti alla querelle Kuzmanovic. L’oggetto del contendere era Ernesto Chevanton, attaccante che il Palermo voleva dal Lecce. Ed è qui che nasce un aneddoto divertente: “Zamparini mi diede dello sciacallo in diretta, il giorno della chiusura del mercato ad un giornalista risposi che è meglio sciacalli che polli. Io a casa sua a Varese c’ero stato, avevamo mangiato insieme proprio il pollo. Io non ne mangio, ma la moglie era stata molto carina e mi convinsi. Era buono. Avevamo parlato in quella occasione perché voleva un giocatore a un prezzo ridotto, ma sia io sia il mio presidente ci opponemmo”.
Ma come si arriva dalla Terza Categoria a diventare uno dei migliori direttori sportivi in Italia? Corvino sembra avere la ricetta giusta: “Il compito di un direttore è riuscire a far bene con il budget che si ha. Io ho militato in tutte le categorie. Ho quasi 650 partite in Serie A e 58 in Champions League. Oggi sono nel Lecce e cerco di fare il meglio per i giallorossi con le risorse che hanno. L’obiettivo è sempre ottenere il massimo. È tra l’altro la mia città, l’avevo lasciata in Serie A quindici anni fa. Due anni fa l’ho ritrovata in Serie B e abbiamo riportato in alto la Primavera, dove non è importante la classifica ma i giocatori. La squadra maggiore è in Serie A. Siamo la squadra più giovane d’Italia e la quarta in Europa. Abbiamo fatto operazioni sui mercati alternativi perché è difficile fare la massima categoria con 16 milioni lordi di budget, abbiamo pescato giocatori sconosciuti credendo nelle loro potenzialità. In molti casi ci siamo riusciti”.